In tanti vorrebbero non si sapesse

Pubblicato il: 24/10/20 7:18 PM

La crisi insegna

Negli ambienti finanziari, non si ama parlare di questo. Terrorizza il cliente, l’investitore. Meglio accantonarlo nel dimenticatoio.

A noi piace raccontare la verità. Magari scomoda, ma ci piace un mondo. Specialmente quella che fa arrabbiare i tromboni.

Così, se hai voglia di starmi a sentire, ti racconto una storia, di un personaggio particolare, un grande truffatore, ma un uomo simpatico. Si chiamava Charles Ponzi, tu ne hai sentito parlare, sicuramente: ha dato il nome, da grande truffatore quale era, ad uno schema di truffa che avrebbe portato il suo nome, appunto lo schema Ponzi.

Il nostro Charles era nato in Italia. Trasferitosi negli Stati Uniti, fece una vita molto misera da emigrante, lavorando come operaio, impiegato, venditore ambulante di frutta, cameriere e … piccolo contrabbandiere. Fino all’età di 42 anni.

Era alto appena più di un metro e mezzo, e tutti lo descrivevano come un ometto simpatico, arguto, sicuro di sé. Era un grande parlatore, dalla lingua argentea.

All’inizio del 1920, gli Stati Uniti erano in pieno exploit economico. Il denaro scorreva, le prime conseguenze di un capitalismo già maturo erano evidenti.

Ponzi ebbe un tempismo formidabile e fiutò che quello era il momento giusto. L’occasione della sua vita. Creò una azienda dal nome altisonante: Securities Exchange Company, come dire che lui era una Borsa Valori, e la rese il suo veicolo di investimento.

A suo dire, l’azienda avrebbe investito in non meglio precisati coupon, realizzando utili in transazioni di negoziazione con il servizio postale degli Stati Uniti.

Ponzi cominciò a vendere questi coupon, pagando il 50% di interesse in 45 giorni e il 100% di interesse in 90 giorni. Il prodotto era “esente da rischi”.

Gli investitori sembravano non mostrare alcun interesse per il meccanismo e non indagavano sui dettagli. A loro importava della promessa di diventare ricchi velocemente.

Ponzi suscitò interesse ovunque, raccoglieva soldi da agenti di cambio, da uomini d’affari, da vedove di persone importanti decedute.

Ken Fisher, nel suo libro “100 Menti che hanno fatto il mercato”, ha descritto il successo di Ponzi in questo modo: “Il denaro scorreva prima a gocce, poi dentro secchi. In un primo momento il denaro era stato infilato in una scrivania a cassetti nel piccolo ufficio di Ponzi a Boston, ma poi iniziò ad arrivare ad arrivare al ritmo di oltre un milione di dollari a settimana. Le banconote in breve coprirono il pavimento fino alle caviglie.”

C’era un flusso infinito di denaro, che era quello che occorreva a Ponzi per portare avanti il suo piano. Finché i soldi continuavano ad arrivare poteva pagare gli interessi che aveva promesso. Derubava gli ultimi per pagare i primi.

Iniziò a progettare le filiali. Dichiarò di voler creare banche e società di intermediazione, acquistò una partecipazione in Hannover Trust Company e ne divenne Presidente.

Andò a vivere in una casa molto grande, assumendo i domestici. La gente lo osannava per strada, cantando “You are the greatest italian of them all”, tu sei il più grande italiano di tutti.

L’inizio della fine fu quando il Procuratore Distrettuale di Boston iniziò qualche indagine su di lui. Un giornale locale, il Boston Post, aveva pubblicato che 13 anni prima era stato coinvolto in alcuni affari poco puliti.

Negli investitori non si scatenò il panico: Ponzi promise il raddoppio del pagamento degli interessi e il denaro continuò ad affluire.

Il 12 Agosto 1920 fu arrestato dalle autorità federali e accusato di frode. Uscì su cauzione e riuscì a vendere altri dei suoi coupon in Florida, accumulando un’altra piccola fortuna.

In otto mesi erano affluiti 10 milioni di dollari, che dovrebbero essere l’equivalente di circa 180 milioni di dollari di oggi. Ne furono recuperati 200.000.

Fu condannato a 12 anni di prigione, fu rilasciato nel 1934 ed espulso dagli Stati Uniti per essere mandato in Italia.

Si unì al governo fascista, dimostrando di come la finanza, qualunque essa sia, monta su qualsiasi carro, purché del temporaneo vincitore: fu così nominato business manager per una compagnia aerea a Rio De Janeiro.

Finì la sua vita nel 1949 insegnando l’inglese per pochi soldi e morì assolutamente povero, con l’equivalente di 75 dollari a suo nome.

La storia di Ponzi è un vero e proprio vademecum di che cosa evitare quando fai investimenti. Proviamo a identificarli:

1) La promessa di rendimenti elevati a rischio zero.

2) La promessa di rendimenti indipendenti dalle condizioni di mercato. Il cosiddetto “rendimento certo”.

3) La “segretezza” assoluta della strategia adottata o la sua eccessiva complessità.

Quando ascolti da noi una strategia di trading, spesso parliamo di rendimenti elevati. Quello di cui devi assolutamente convincerti è che nessuno può vendere pasti gratis, perché il mercato non ha pasti gratis.

Investire denaro e fare trading ha i suoi rischi, connaturati al desiderio di avere un rendimento. Sii consapevole del rischio, gestisci il rischio, accresci la tua cultura guardando anzitutto al rischio e non credere mai al rischio zero.

Anche quando, statisticamente, il rischio è stato vicino a zero in passato, non è detto che sarà sempre così in futuro. Nessuno legge il giornale di domani: alcuni sanno interpretare dati ed informazioni attraverso modelli strategici che aumentano la probabilità di diminuire il rischio e aumentare il rendimento. Ma ricordati che è una probabilità.

E l’ultimo insegnamento è: quando vedi nei social o su internet talune pubblicità, quando ascolti dei video o ricevi delle email, e ti dicono che è facile guadagnare facendo trading, ricordati che è molto più facile perdere che guadagnare.

Pensa: noi vendiamo corsi e segnali di trading, crediamo nel trading, personalmente faccio trading da 38 anni. E ti dico: non credere ai facili guadagni, credi ad una concreta, solida, robusta Cultura finanziaria che ti condurrà a portare le probabilità dalla tua parte, essendo sempre consapevole che di probabilità si tratta. Ricordati di tutti coloro che hanno investito il loro denaro con Ponzi … o con Madoff in epoca più recente e non seguire il loro modello.

Maurizio Monti

Editore

La Mela Deliziosa

P.S.: Perché ti parlo di Ponzi e Madoff? Perché dagli errori si impara sempre, anche da quelli altrui. E anche dalle crisi si impara: usciremo migliori anche dalla crisi del Covid e avremo imparato qualcosa in più. Le crisi sono errori macroscopici che insegnano moltissimo.